“Supplizio”: quando la quantità non è “muta”, contro i dubbi applicativi dell’aggravante della crudeltà. Nota a Corte di Assise di Venezia, 8 aprile 2025, n. 2
“Torment”: a new concept to overcome doubts regarding the application of the aggravating circumstance of cruelty. Note to Corte di Assise di Venezia, 8 April 2025, n. 2
di Carlo Morselli
Abstract [ITA]: Il saggio ricerca lo spazio di una nuova grandezza in campo penale e, in particolare, nel settore delle circostanze aggravanti, ritenendo di individuarla nella nozione di “supplizio” (o “pendolo della morte”), a fronte della salda barriera della giurisprudenza, restia a riconoscere l’aggravante della crudeltà sulla scorta del computo di una successione iterativa dei colpi, vincolandola alla nozione di overkilling, che richiede la prova assai rigorosa del quid pluris costituito dall’intento di infliggere sofferenze ulteriori alla vittima, oltre la morte. L’Autore porta l’esempio della uccisione di Giulia Cecchettin, per dedurre che settantacinque coltellate non sono necessarie, in quantitate, per condurre a morte la vittima. L’itinerario tanatologico può frazionarsi con un autonomo e ampio margine che riassuma la somma delle sofferenze additive inflitte mentre il soggetto passivo è ancora in vita e che percepisce nel distacco con la vita, acquistando il fatto micidiario cruento la specificità della massima intensità del “supplizio” corporale (che giustifica l’aggravamento della pena, nella classe della crudeltà). Così il numero dei fendenti cessa di essere solo un numero ordinale e “muto” (così per la Corte d’assise di Venezia) per convertirsi in un numero teratologico ed emblematico, disfunzionale all’evento mortale, valicandone il limite e risultando incardinata e integrata l’aggravante della crudeltà, riguardata dall’Autore come vero e proprio imprinting del reato e non come elemento accessorio.
Abstract [ENG]: The essay seeks the space for a new dimension in the criminal field and in the sector of aggravating circumstances, believing it can be identified in the notion of “torture” (or “pendulum of death”) to replace and overcome the solid barrier of jurisprudence reluctant to recognize the aggravating circumstance of cruelty starting from the calculation of an iterative succession of blows, tying it to the notion of overkilling, which requires very rigorous proof (beyond any reasonable doubt, as for the conviction) of the quid pluris of the intent to inflict further suffering on the victim, beyond death. The author cites the murder of Giulia Cecchettin as an example, to argue that 75 stab wounds are not necessary in quantity to lead the victim to death. The thanatological process can be divided into a wide, autonomous framework that encompasses the sum of the additive suffering inflicted while the passive subject is still alive and perceives the separation from life, thus making the bloody murderous act the specificity of the maximum intensity of corporal “torture” (which justifies the aggravation of the penalty, in the category of cruelty). Thus, 75 ceases to be merely an ordinal and ”mute” number (as per the Venice Assize Court) to become a teratological and emblematic number, dysfunctional to the fatal event, crossing its limit and resulting in the aggravating circumstance of cruelty being embedded and integrated, this being regarded by the author as the imprinting of the crime and not as an accessory element.
Parole chiave: femminicidio – overkilling – crudeltà – sofferenze in vita – supplizio
Keywords: femicide – overkilling – cruelty – suffering in life – torture
SOMMARIO: 1. Femminicidio. – 2. La Corte d’assise di Venezia: l’opera svalutativa del linguaggio evocante una mera e “muta” quantità del numero di coltellate. – 3. Giudizio sulla circostanza aggravante “per saltum”, obliterando la lettura del dato probatorio delle settantacinque coltellate inferte alla vittima, inidoneo l’elemento numerico a identificare la crudeltà ex art. 61, comma 4, c.p. – 4. In conclusione, un deficit vizia la sentenza: carenza di una adeguata “lettura” delle settantacinque coltellate inferte senza pietà.
Il contributo è consultabile al seguente link: “Supplizio”: quando la quantità non è “muta”, contro i dubbi applicativi dell’aggravante della crudeltà. Nota a Corte di Assise di Venezia, 8 aprile 2025, n. 2 (C. Morselli)
